Il valore catastale è un valore fiscale centrale in Italia, utilizzato per il calcolo dei tributi e delle
imposte connesse al possesso e all’acquisto di immobili.
Non serve a riflettere il valore di mercato dell’immobile, bensì costituisce la base imponibile sulla quale
si applicano le aliquote dei diversi prelievi immobiliari. Tra questi rientrano l’imposta di registro,
l’imposta ipotecaria e l’imposta catastale, l’imposta sulle donazioni e l’imposta di successione, nonché
l’imposta municipale immobiliare IMI.
Il valore catastale si determina a partire dalla rendita catastale dell’immobile. La rendita catastale può
essere ricavata dalla visura catastale.
Ai fini del calcolo del valore catastale, la rendita catastale deve essere innanzitutto rivalutata del 5 %.
La rendita così rivalutata va poi moltiplicata, in base alla categoria catastale, per i seguenti coefficienti:
| Categoria catastale |
Descrizione |
Coefficiente |
| A und C (escluse A/10 e C/1) |
Abitazioni e relative pertinenze |
120 oppure 110 in caso di abitazione principale |
| B |
Edifici pubblici (es. scuole, biblioteche, musei) |
140 |
| A/10 e D |
Uffici, opifici/immobili industriali, alberghi |
60 |
| C/1 e E |
Negozi e immobili speciali (es. ponti, chiese) |
40,80 |
Esempio
Dalla visura catastale di un immobile ad uso ufficio della categoria A/10 risulta una rendita catastale pari
a 2.912,82 €. Il valore catastale si determina come segue:
prima si rivaluta la rendita del 5 %, cioè 2.912,82 € × 1,05.
La rendita rivalutata di 3.058,46 € si moltiplica quindi per il coefficiente
60 previsto per la categoria A/10.
Ne risulta un valore catastale dell’ufficio pari a
3.058,46 € × 60 = 183.507,66 €.